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Pensieri, riflessioni e cazzate di uno che vede il mondo come la propria casa...

4.11.12

Reazione alla critica

Cavolo... mai, in questo periodo, avrei pensato di esser travolto dagli impegni da non poter dedicare un momento alla stesura di due righe sul blog.
Il blog, una piccola riapertura introspettiva nel web dopo una lunga parentesi di qualche anno fa... Già, mentre  prima i miei post erano visibili subito a tutti grazie a l'icona di msn, oggi la responsabilità delle visualizzazioni spetta tutta a me, dal pubblicare su qualche social network o dal passare il link a qualche amico. Cosa che non faccio, sono pochi gli amici che sanno di questo blog e non so davvero a quanti altri lo dirò poi. Sarà che vedo condividere interventi, articoli o altro scritti da "amici di amici" e perciò osannati perché "tizio è un grande lo sanno tutti" e invece scrive, disegna o fa delle emerite banalità. Non che io sia capace di chissà quali prodezze in qualche ambito ma in genere riconosco le belle cose dalle minchiate.
Non è neanche colpa delle persone in sé, ci sono degli schemi che diventano prepotenti nelle realtà più circoscritte. Ci son delle vere proprie etichette da rispettare che, per convenienza o per quieto vivere, si portano avanti nel tempo e così si continuano gli usi e i costumi di un posto.
Detta così sembra che butti merda su ciò che ho attorno e chi ha voglia di fare, ma non è così. Invito sempre chiunque (ma faccio un passo in dietro quando di tratta di me) a mettersi alla prova, a cimentarsi in cose nuove. Credo che sia importante. Quel che mi fa girare un po' è la leggerezza con la quale vengono trattate le cose. Quei complimenti fatti giusto per essere fatti e per mantenere un equilibrio ed un quieto vivere allucinante.
 Personalmente sono molto autocritico, non sono mai praticamente soddisfatto di ciò che faccio e i miei interventi ne sono un chiaro esempio: molti li pubblico solo perché il blog esiste, se no sovente li cancellerei su due piedi e con pochi rimorsi. Nonostante ciò ci sono delle cose di cui vado orgoglioso, che mi han dato soddisfazione; mi son state criticate. Cielo, un colpo all'ego! Un colpo duro, davvero duro. Eppure superato il dolore iniziale ho avuto di che riflettere e di conseguenza migliorare.
Credo che sia per tutti un po' così, una critica un po' dura all'inizio ma che magari può portare avanti. E che le parole arrivino da uno meno competente non significa assolutamente un cazzo, se non riesci ad andare avanti e ti incarognisci con ti chi critica... beh sappi che sei parte della palude dalla quale cerchi scappare.
Non per altro, perché spesso chi ti "critica" ti da giusto un'opinione e di te se e sbatte le palle.
 Io in ogni caso sto zitto, mi mancano un sacco di strumenti per aprir bocca e non ho mai avuto ne stima ne rispetto per chi dell'opinione fa mestiere o passione...


"Irritarsi per una critica significa riconoscere di averla meritata"
Publio Cornelio Tacito

28.9.12

Umiltà

Una giornata un po' ventilata quella di oggi, ma non il tanto da impedirci di prendere il nostro caffè pomeridiano seduti fuori dal solito locale, sulle solite poltroncine fastidiose e piacevoli come solo il vimini sa essere.
 Tra una chiacchiera e l'altra con quello che più che un amico è un fratello iniziate a parlare della supponenza che si nota sovente in certi ambienti. Rivalità non dette ma mal celate, quelle rivalità che creano guerre e non cooperazione. Perché la rivalità come la maggior parte delle cose ha diverse sfaccettature.
Prendiamo la più falsa delle rivalità artistiche: Rolling Stones contro i Beatles, due gruppi di persone che si stimavano e andavano d'accordo, una presunta rivalità tra i due gruppi era molto comoda ai produttori e chi di dovere. Possiamo prendere delle rivalità reali, che spingono due compagnie a migliorare i propri prodotti per surclassare le altre. Poi ci sono rivalità aspre, schifose. Dettate da qualche burattinaio che sta in penombra e che porta alla distruzione della vita umana...
 In fondo la rivalità, la competizione, è una spinta a cui siamo sottoposti -che ci piaccia o meno- quotidianamente, una di quelle componenti dell'animo umano che ci avvicinano a gli animali anche se spesso non lo volgiamo ammettere. Ci accomuna molto più di quello che pensiamo, in noi uomini, ad esempio, alla presenza di gentili donzelle aumenta il testosterone e cerca di metterci in risalto. Che ciò accada è un bene, è uno stimolo continuo.
 Personalmente sono circondato da musicisti, e vedo in loro tante azioni dettate dalla rivalità. Il livello tende ad alzarsi, la dedizione dei musicisti al proprio strumento altrettanto. Purtroppo c'è anche tanta arroganza, molta presunzione: è forte l'idea di essere arrivati e non quella di aver imparato a camminare. Ed io nella parte riflessiva della mia mente vedo la causa nel punto forte ma anche debole dell'arte: la soggettività. Nell'arte è fondamentale la tecnica e su questo non si discute, ma la qualità più importante è la creatività. Creatività che può portare uno con le mani poco talentuose a tirar fuori idee semplici ma meravigliose, creatività che se manca può portare un artista a livello di ingegnere: fai un palazzo gigantesco, bello grande, ma poi?
 La competizione, se reale e i soggetti dotati di un minimo di onesta, porta grossi benefici: infatti di norma chiunque dopo essersi messo alla prova capisce quali sono i punti da migliorare, quali i punti di forza e sopratutto impara che non si è migliori mai in nulla. Si torna coi piedi per terra e ci si rende conto di essersi enormemente sopravvalutati, realizziamo di aver dato ragione a Dalì quando diceva "non temere la perfezione, non la raggiungerai mai". Questi ceffoni piazzati dalle esperienze, però, non fanno altro che aumentare il proprio livello di consapevolezza, capire che ognuno di noi è un individuo con dei limiti e che forse un giorno impareremo ad accettare.
Penso che l'umiltà sia ciò, penso che sia consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti. La consapevolezza di essere degli individui unici, come tutti gli altri...



"Non mi considero un duro, niente rende umili quanto farsi spaccare la faccia."
Mike Tyson

15.9.12

EcoFilm una lista

Ecco una piccola lista di alcuni film/documentari di interesse ambientale, se doveste avere dei film da suggerire vi prego di farlo subito.
 Tengo a specificare che come ogni cosa anche questi video vanno messi al vaglio. Possono essere -e sono- spunti di riflessione ma mai verità calate. Ritengo il dubbio la chiave della nostra consapevolezza, un ragionamento molto cartesiano se volete...
 Farò in modo che questo post sia visibile tramite qualche elenco per chi volesse ricontrollarlo in futuro...
Per ora buona visione!




Green, questo è un documentario sull'olio di palma e ciò che comporta la sua produzione
http://www.youtube.com/watch?v=IDUbhZgrCiU


Questo è Home che tratta del cambiamento climatico
http://laverabestia.org/play.php?vid=616


Il pianeta verde, una commedia che evidenzia i paradossi del vivere moderno
http://www.youtube.com/watch?v=dDxiITA204s


Questo è Earthlings che evidenzia lo sfruttamento animale nelle più grosse industrie
http://laverabestia.org/play.php?vid=321


Una fattoria per il futuro, documentario sulla permacultura targato BBC
http://www.youtube.com/watch?v=7taJJ_BH8y4


Obsolescenza programmata - un documentario che mostra il motore che sta alla base del consumismo moderno, la causa per la quale i nostri oggetti non durano più come un tempo.
http://www.youtube.com/watch?v=v3LMnJtrSvw

Oil- Documentario sulla Saras (Sarroch) 1/8  : arriva la prima segnalazione su un ecofilm che riguarda il comune del sud della Sardegna. Il video è diviso in più parti
http://www.youtube.com/watch?v=KIVfSkAVHu8

"La Storia delle Cose" il video non ha bisogno di presentazioni, la segnalazione arriva da Enrico del blog Protestaverde (lo trovate tra i blog amici)
http://www.youtube.com/watch?v=fZdGPRThjrA


The cove - sempre su segnalazione di Enrico- parla del massacro dei delfini nella baia giapponese
http://www.youtube.com/watch?v=NL5X_NKla_c

6.9.12

Lupi da soli ma sempre in compagnia

Quello che sovente viene usata come archetipo del vagabondo solitario è senza ombra di dubbio il lupo solitario.
 In realtà in natura questa figura è piuttosto rara, è un animale da branco (fatta eccezione dei micro branchi dei lupi dell'appennino ma in questo discorso dovremmo introdurre i grandi colpi di genio dell'uomo e questo non è il tema del post) che cerca la compagnia sei suoi simili. Quando ci si riferisce ad una persona, in genere, lo si fa con delle note non proprio positive, o per lo meno è implicita la tristezza della solitudine di chi vive o viaggia tendenzialmente da solo.
Penso che l'avvilimento della solitudine non stia nella nell'essere solo, bensì nel sentirsi solo. Si può essere soli in una metropoli e sentirsi in compagnia nel più arido dei deserti.
Quella del sentirsi solo è una condizione che più o meno tocca tutti prima o poi e il problema di norma non sono le persone che abbiamo o non abbiamo accanto. E' qualcosa di più viscerale, di intimo. E' una questione aperta con se stessi, con le proprie insicurezze e la voglia di far parte di un gruppo. Il punto -credo- è che se le questioni con se stessi non vengono risolte continueremo a sentirci soli in mezzo ad un sacco di persone, inutili saranno le fughe in mezzo ad altri ambienti, città o culture.
 Parlavo con un amico qualche giorno fa, mi diceva appunto di un bisogno rinnovato di compagnie con cui confrontarsi. Il mio suggerimento è stato quello di concedersi per primo la sua stessa compagnia, di capire cosa trova lui di piacevole in se stesso, essere cosciente di cosa può offrire al prossimo e di cosa ha bisogno attorno. Gli ho consigliato di star solo quando sentiva il bisogno di compagnia, e credo di aver dato uno dei migliori consigli che potessi mai dare a qualcuno, perché, infine, nella più banale delle conclusioni se uno non sta bene con se stesso difficilmente starà a suo agio con il prossimo, cercherà figure alle quali bramare e si sentirà eternamente differente. E che ci piaccia o meno siamo tutti uguali con le nostre pene di cuore e di stomaco...
 Quindi mi permetto di dare un consiglio ad ogni naufrago del web capitato su questo piccolo scoglio: ogni volta che ti senti solo ricorda che sei sempre in compagnia di una magnifica persona, te stesso.


"Dio ha creato paesi ricchi di acqua per far sì che gli uomini ci vivano, i deserti perché vi trovino la propria anima"
detto tuareg

17.8.12

I'm still here

Oggi volevo condividere con quei tre o quattro lettori di questo piccolo spazio il testo, o meglio la traduzione, di una poesia più che canzone.
Il pezzo è "I'm still here" dei Pearl Jam. E' un b-side contenuto nella versione giapponese di Lost Dogs. Si capisce da subito che il testo parla di una perdita affettiva, esperienza che in un modo o nell'altro abbiamo vissuto e vivremo tutti. E nonostante dovessimo "essere ancora qui" subiremo in un modo o nell'altro la risacca di un'onda familiare proprio nel momento sbagliato...
Non che la cosa mi coinvolga direttamente in questo periodo, ma coinvolge chi ho attorno, e comunque dal canto mio so cosa vuol dire. Basta così, vi lascio le parole di Eddy

Lei mi disse al telefono
che voleva vedere altra gente
io pensai "bene allora, basta che ti guardi attorno, sono ovunque"
lei disse di essere confusa...
io pensai "cara, unisciti al gruppo"
ventiquattrenne, crisi di mezza età
al giorno d'oggi ti colpisce quando sei giovane
attaccai, lei richiamò, attaccai di nuovo
il processo era già iniziato
per lo meno si è svolto velocemente
lo giuro, sono morto dentro quella notte
amico mio, lui chiamò
non ne feci parola
l'ultima cosa che mi disse fu "sii forte"
"forte"
presi in considerazione una cosa sconvolgente, devo ammetterlo
pensai solo che quelle fossero delle ultime parole particolarmente appropriate
ma sono ancora qui
e piccola
così piccola... come poteva questo conflitto sembrare così grande?
Così grande...
mentre le palme nella brezza si dischiudono ancora di verde
e le onde nel mare ancora di blu assoluto
ma l'orrore
ogni singola cosa mi ricorda lei
mai pensato avrei maledetto il giorno che l'ho incontrata
e visto che se n'è andata e non sentirà
a chi importa? A che servirebbe?
Ma sono ancora qui
così immagino
in capo ad un mese... o dodici
sarò da qualche parte a farmi un drink
ridendo a qualche stupida battuta
o giusto a qualche altra sciocchezza
e so già che mi fermerò all'improvviso
distaccandomi dal presente
preso dalla risacca e spinto fuori nel profondo
e qui mi trovo, svettante
con l'erba umida di rugiada e le lapidi che si ergono tutte in fila
e nella lontananza ve ne è una, isolata per conto suo
così mi fermo, mi inginocchio
la mia nuova casa...
e mi immagino un sobrio risveglio, un rientro in questa situazione da piccolo bar
sorseggio il mio drink finché il ghiaccio non mi urta il labbro,
ordino un altro giro
e per ora basta così.
Scusate...
non sono mai stato bravo nei lieto fine...



11.8.12

Panem et circenses

Siamo in agosto, nel 2012, ed è difficile non sentire parlare delle olimpiadi, sia che si tratti di gossip o di risultati più o meno strabilianti.
In particolare si sente un gran parlare dell'uso dell'eritropoietina da parte di Alex Schwazer, vincitore della medaglia d'oro a Pechino per la marcia. Questa vicenda è stata un po' lo scandalo al quale hanno puntato quei simpaticoni dei media italiani, la notizia di condimento allo sviluppo di questo evento sportivo.
Non intendo difenderlo, ma di certo accuso i suoi detrattori. Le pressioni che riceve un atleta ad un livello così alto sono tremende, non è anormale che in molti cadano nel doping. Quando tutti ti dicono che se anche se hai vinto non hai dimostrato nulla, che nonostante stia stremando il tuo corpo non ce la farai, allora capisco l'uso di sostanze dopanti. Esattamente come una rockstar che non regge la pressione del palco, o i politici con la loro faticosa vita..ovviamente quest'ultima va letta con un bel po' di sarcasmo.
 Ma quello del doping non è l'unico problema che sta dietro alle olimpiadi, c'è di peggio. Rimanendo in ambito sportivo possiamo dire che massacrano alcuni tipi di sport più o meno direttamente. Nel caso del Belpaese vediamo, per esempio, il mondo del pugilato inginocchiarsi, i fondi destinati ai professionisti vengono continuamente tagliati per destinarli ai vari "dilettanti" come Clemente Russo. Come si può aver il coraggio di chiamarli dilettanti? 
Ci sono discipline come il judo o il taekwondo che han venduto letteralmente il culo, han perso la loro essenza e i praticanti diventano sempre più simili ai calciatori. Da praticante d'arti marziali tutto ciò mi fa rivoltare lo stomaco.
 Ma le olimpiadi non sono solo sport, anzi lo sono in minima parte. Sono la più grossa vetrina per lupi famelici come la Coca Cola (che quest'anno ha avanzato la pretesa di rigorosi controlli sulle bibite introdotte negli stadi da parte del pubblico, sia mai se ti bevi un altro tipo di cola è giusto che ti rompano i coglioni perché questi merdosi non guadagnano abbastanza), il McDonald's o qualsiasi altra multinazionale invischiata nei giri peggiori di questo mondo. Sono l'anticamera del nazionalismo e promotori della globalizzazione. Sono terreno fertile per la speculazione edilizia (una miriade di strutture cadute nel dimenticatoio dopo qualche evento, un esempio? La pista da bob di Cesena). Ma sopratutto sono lo spettacolo da guardare coi paraocchi quando nel mondo succede altro: quando un carabiniere dopato viene radiato e i suoi colleghi colpevoli di assassinio vengono solo trasferiti, quando il mondo è nel baratro per una crisi economica...
 Ed io che sono un tipo atletico -e non sportivo dato che per quest'ultimo si intende star seduti a seguire un campionato- preferisco stringere i lacci delle scarpe e prepararmi a percorrere qualche chilometro, convinto che lo sport come l'arte vada prima vissuto che guardato. E a gli altri lascio "panem et circenses".

Bagheera




"E' stata sempre attribuita allo sport, in ogni epoca e sopratutto da ogni governo, un'importanza grandissima, per la buona ragione che lo sport intrattiene e obnubila e rimbecillisce le masse"
Thomas Bernhar

4.8.12

Lentezza

Come detto nel primo post di questo giovane blog, l'argomento viaggio (sia esso mentale o fisico) è di fondamentale importanza per me stesso, colgo l'occasione di raccontare un po' le conclusioni dell'ultima trasferta...
 Sono tornato da poco da una camminata in mezzo ai boschi con quello che più che un amico è un fratello. Una fatica tremenda, oltre cinquantacinque chilometri di camminata con degli zaini di oltre venti chili in mezzo alle montagne, il tutto in poco meno di una settimana. A prima vista possiamo essere parsi dei trekkers come tanti altri, ma la differenza è abissale: Ci siamo buttati in una sfacchinata senza un minino di preparazione (per quanto io sia un tipo piuttosto atletico, quella è tutto un altro tipo di fatica) ne di conoscenze. Di sicuro siamo stati derisi dai più, ma noi siamo arrivati ad una degna conclusione: siamo degli Squattabboschi.
"questi zaini con tutte queste cose dentro son fatti per spostarsi di pineta in pineta, non per fare questi percorsi da stambecchi! Ecco noi siamo dei tipi che squattano per pinete e boschi, non possiamo permetterci di fare questi percorsi allucinanti che si basano su tappe con rifugi e simili" conseguenza il termine squattabboschi -con le varie sfaccettature ideologiche che non sto a spiegare.
 La prima cosa che cambia durante esperienze come questa è quella dei ritmi, la vita è scandita da dei tempi molto più naturali, il sonno col buio e la sveglia con l'aurora. E' un modo molto più naturale di vivere, ed è si stancante fisicamente ma lascia una distensione psicologica che probabilmente può creare dipendenza. Risulti lontano dai ritmi frenetici di un mondo che corre più veloce di quanto non ruoti e che ne paga e te ne fa pagare le conseguenze. Così dopo una notte di quasi natura assoluta provi un senso di disgusto per i rumori dei motori, all'idea che ci sia dell'asfalto a pochi passi da te, e ancora più disgusto al pensiero che stai andando verso quel determinato paesino e dovrai per forza tornare sull'asfalto, tra i gas di scarico e i rumori dei motori... E' come prendere il muro della realtà a cinquanta all'ora: vivi in quel mondo e te lo sei dimenticato in poche ore.
Questa piccola esperienza mi ha dato conferma del bisogno di lentezza nella vita, di come il tuo corpo e la tua mente si trovino bene in ambienti naturali senza le varie pressioni che il mondo economico moderno ci impone. Voglio elogiare la lentezza in seguito a delle sensazioni dopo una notte nei boschi, senza perdermi troppo nei dettagli e raccontare di quando ci ha svegliato un gregge di pecore alle quattro del mattino, o di cosa vuol dire dormire tra le volpi che rissano! Sono degli aneddoti che si condividono tranquillamente di fronte ad un caffè.
Ed ora chiudo, devo prendere bene confidenza con il blog e l'esercizio della scrittura per poter tornare ad essere pienamente soddisfatto dei miei interventi.

Bagheera